La Prima Maratona in Iraq

Incredibile ad Erbil


Solamente un improvviso sciopero dei giornalisti locali (…..ed internazionali) ha impedito di ricevere in tempo reale la notizia di una grande impresa sportiva compiuta il 07 Ottobre scorso in Iraq dal gruppo “G.S. Baghdad Marathon”.

A distanza di circa 25 anni dall’ultima impresa che vide quattro atleti azzurri occupare le prime posizioni in una competizione internazionale (Poli, Pizzolato, Bettiol, Faustini nella maratona di New York del 1986), una settimana fa l’Italia si è imposta come Nazione nella 1° maratona internazionale dell’Iraq, piazzando sulla distanza dei 42,195 km ben tre atleti nei primi 10 posti (su 30 arrivati al traguardo …), 2 atleti tra i primi 15 nella distanza dei 21 km (su 100 arrivati al traguardo) ed infine assicurandosi il podio nella gara femminile.

La competizione pur facendo parte di un più ampio programma finalizzato alla sensibilizzazione dell’attenzione internazionale sulle problematiche della società civile Irachena, ha richiamato su di se grande attenzione ed aspettative dell’opinione pubblica internazionale.

La città eletta ad ospitare l’avvenimento è stata Erbil, capitale del Kurdistan Iracheno, che ha prevalso sulla candidatura di città come Kirkuk, Mosul e Baghdad.

Ad Erbil sono confluiti circa 1300 atleti da tutte le parti del paese, stabilendo il nuovo record di partecipanti alla competizione. Di questi atleti circa 400 hanno corso la durissima distanza dei 2 km, 600 si sono confrontati sui 10 km ed infine circa 300 hanno optato per le più agevoli distanze dei 21 e 42,195 km.

Le condizioni meteorologiche, tanto temute alla vigilia dagli organizzatori e dai concorrenti, hanno invece accontentato tutti garantendo un solleone a picco in stile desertico, e temperature variabili tra i 28 ed i 36°c., premesse importanti per un avvenimento che avrebbe potuto riservare addirittura la sorpresa del record mondiale.

Gli atleti italiani, rinunciando all’obbiettivo delle olimpiadi in programma per il prossimo anno, hanno lavorato duramente per presentarsi all’appuntamento nelle condizioni migliori.

Nessun dettaglio è stato sottovalutato nella preparazione, come ad esempio l’alimentazione della sera precedente la gara a base di Kebab, peperoncino piccante, alcool e dolci in quantità.

Il racconto della gara inizia con la descrizione della cornice di pubblico che allegro e festoso accoglieva i partecipanti alla gara dei 21 e 42 km con grande affetto, invitati dietro la minaccia delle armi.

Il percorso, un circuito di 10 km da percorrere 4 volte, non presentava sulla carta particolari difficoltà a meno del passaggio di quota su due viadotti ma la gara veniva caratterizzata subito alla partenza da una strategia di corsa degli atleti locali basata su allunghi repentini ed improvvisi finalizzati a stroncare la resistenza degli atleti italiani. Continui scatti da centometrista e rallentamenti improvvisi culminanti con sit-in al centro della strada, caratterizzavano i primi 6000 metri della corsa.

Fortunatamente i nostri atleti facevano gruppo e non cadevano nel tranello degli avversari, seguendo una condotta di gara basata su un passo lento ma costante, sul ritmo di chiacchiera serrato e mantenendo il sorriso ben visibile al fine di dare l’impressione di costante salute.

Questa tattica ha iniziato a dare i suoi frutti dal 12 km, momento in cui il gruppo degli avversari ha  cominciato a decimarsi con ritiri e soste definitive ai posti di ristoro.

Proprio i posti di ristoro a quel punto sono divenuti la strategia alternativa contro parte dei nostri atleti, infatti se una parte dell’equipe italiana entrava nel parco per completare la fatica dei 21 km, ai rimanenti tre veniva “nascosto” il rifornimento d’acqua, presentando il gesto delle spallucce come scusa per l’improvviso arrivo di una mandria di cammelli (i concorrenti della corsa dei 10 km) che aveva esaurito tutte le riserve idriche della città.

A quel punto rimanevano le sole forze della disperazione che, nonostante i continui miraggi di oasi verdi con invitanti specchi d’acqua rinfrescante, hanno spinto i nostri atleti fino al traguardo quasi insperato dei 42 km, dove venivano accolti da giudici festanti per l’arrivo di esseri umani di cui pensavano di aver perso le tracce.

Alla fine la classifica generale ha visto Marcello Rossi tagliare il traguardo al 2° posto, con il tempo di 3h09’, Stefano Tagliati occupare il 5° posto con il tempo di 3h45’ e Nicola Visconti chiudere al 7° posto con il tempo di 3h49’.

Una nota di merito va allo sfortunato atleta Carlo Pona che si è dovuto ritirare al 30° km a causa di un errore di indicazione del percorso che lo ha portato a finire la sua corsa all’interno del Suk (mercato) tra spezie e pistacchi.

Nella corsa dei 21 km si è imposta l’atleta Federica Di Paolo che si è aggiudicata la piazza d’onore dietro la migliore atleta del paese, peccato invece per Annamaria Pedace che per un soffio rimane fuori dal podio con un onorevole 4° posto. Tra gli uomini invece è da citare la buona prestazione di Bruno Calanca, del figlio Lorenzo e di Francesco Savastano che hanno completato la prova con un ottimo tempo, non pervenuto poiché il giudice cronometrista si era addormentato per riposo festivo.

Al termine della corsa il migliore degli atleti italiani, Marcello Rossi, intervistato dalla televisione Irachena, in un inglese che non verrà mai compreso dal pubblico, ha rilasciato la seguente dichiarazione:” Ringrazio tutti, la mia famiglia, i miei amici, i miei fans ma soprattutto quel Dobermann che mi ha inseguito fino al traguardo!”

La competizione si è conclusa con la premiazione al cospetto delle più alte cariche istituzionali della città e di fronte a circa 1000 giovani Iracheni festanti per il successo della manifestazione e stupiti dalla presenza della delegazione italiana.

Gli atleti italiani infine sfidando le leggi Epicuree, sul comfort, sulla ragione e sulla sanità mentale, appena arrivati stremati dal caldo, dalla sete e dalla dissenteria nonché ubriachi dalla stanchezza della distanza percorsa, stanno comunque già pensando alla prossima edizione ed ai nuovi obbiettivi da raggiungere.

I commenti dei viaggiatori in Iraq

MANUELA: Io, profana dello sport, mi sono commossa, in parte esaltata e del tutto emozionata per quello che si respirava nell’aria il giorno della maratona, bella ed entusiasmante anche perché non fine a se stessa.
La scoperta più bella però sono stati i ragazzi, kurdi, italiani e iracheni: persone con occhi pronti, cuore aperto e mente veloce; giovani che si stanno costruendo correndo su sentieri nuovi con piedi leggeri e consapevoli. Sono belli, sanno regalare un nuovo profumo a un mondo a volte un pò stanco, e per questo li ringrazio.

BRUNO: Bellissimo, Emozionante, Unico !!!

Vedere Nicola sul palco alla fine della maratona per i ringraziamenti di rito e con il volto fiero di ciò che aveva realizzato è stata per me l’emozione più grande… perché come lui anch’io ci avevo creduto che questo sogno sarebbe un giorno diventato realtà !

Next step a marathon in Bagdad ;-)

FEDERICA: un viaggio incredibile ,un’esperienza di vita unica per me e per i ragazzi……

FRANCO: la “missione” ad Erbil è finita, ma credimi, è stata per me una bellissima esperienza e mi sento orgoglioso di averla fatta. Le cose che mi hanno colpito sono state numerose, ma ce n’è stata una che non scorderò mai.
Mentre correvo (si fa per dire!!!!), ho affiancato un gruppo di ragazzi e ragazze iracheni e li ho incoraggiati a continuare insieme a me: dovevi vedere la loro gioia e la loro sorpresa!! Abbiamo continuato insieme per qualche chilometro e cercando di capirci un po’ in inglese un po’ a gesti, mi hanno detto, più o meno: ” Grazie per essere venuti da noi, non ci dimenticate perchè noi non lo faremo”. Poi, al traguardo, una delle ragazze mi ha chiamato e mi ha regalato un fiore, dicendomi che aveva vissito una giornata meravigliosa. Mi sono commosso

MARCELLO: innanzitutto ancora grazie per l’incredibile regalo che ci hai fatto realizzando (così bene) questo vostro sogno. Per noi è stata un’esperienza profonda e importante.
Ci avevi chiesto un ricordo: potrei parlare della corsa, per me indimenticabile, o del viaggio, anzi dei viaggi che abbiamo fatto nella regione di Erbil. Ma con voi preferirei ricordare un’altra vera sorpresa di questa settimana: i vostri ragazzi che, sospesa la scuola, sono venuti per partecipare alla maratona. Li ho trovati tutti curiosi, disponibili, sensibili e … “veloci”. Un vero segno di speranza.
Adesso scrivo anche a sport against violence sull’idea di una maratona a Nicosia, chissa!
Un abbraccio a tutti

GIUSEPPE: Erbil. Maratona 2011
Scarpini da calcio pantaloni lunghi e sintetici kway sopra la maglietta. Appena fresco alla partenza oltre i 30° all’arrivo. Eppure in tanti ce l’hanno fatta. Tanti e con tanto entusiasmo. Non mancavano esperti meglio attrezzati e ben preparati e questo lo racconta anche la classifica finale delle varie distanze.
Grande festa, grande manifestazione sportiva una grande prova organizzativa con la quale si sono misurati un po’ tutti, alcuni per la prima volta: dal comitato organizzatore alle istituzioni del territorio, dalle forze dell’ordine e perfino i politici locali e di governo alle associazioni e scuole di quartiere.
Certo il Kurdistan e Erbil come sua città principale hanno espresso il meglio ma siamo sicuri che non è il massimo. Proprio nell’idea di piena autonomia organizzativa per le prossime iniziative, c’è lo sviluppo di competenze da cui non si può prescindere per un salto di qualità che possa vedere più coinvolto il territorio kurdo e la sua popolazione.
Parliamo di sport e pratiche motorie di base che sono la ricchezza, il patrimonio di cittadini che vogliamo sempre più consapevoli del valore di una pratica quotidiana,nelle scuole nei parchi nei centri sportivi. Questa è la politica che ci piace, una politica per una attività sportiva per tutto il giorno e per tutti i giorni dell’anno, dove gli spazi di pratica possano diventare luoghi d’incontro, di scambio sociale e culturale e poi si potrà avere sempre più, il piacere di partecipare ad una corsa, una maratona per le strade della propria città. Benessere solidarietà pace diventano un diritto da presentare al mondo in scarpe da ginnastica calzerotti pantaloncini e maglietta, un abbigliamento sano e semplice,. La prossima, al più presto, tutti insieme a Baghdad.

FRANCESCO: Erbil è stato un viaggio unico non per i posti visitati ma per le persone incontrate e le cose fatte. Al primo posto delle emozioni che questo viaggio mi ha fatto vivere è la partecipazione alla corsa. Una gara di altri tempi con tante persone felici di partecipare con l’ingenuità di correre una maratona come se si dovessero fare i cento metri e tanti ragazzi curdi che si sono cimentati nell’organizzazione della gara con tutto l’entusiasmo, le mancanze e la grande disponibilità di chi fa una cosa per la prima volta sapendo di compiere un passo grande verso la pace ed una vita normale. Io sono  felice di aver partecipare a tutto questo.

CLAUDIA: “Intanto prima di partire tutti, ma tutti, mi hanno fatto delle raccomandazioni, anche se io continuavo a dire loro che andavo a Erbil… che non è una città pericolosa…….. cosi alla fine ho lasciato che tutti pensassero quello che volevano, anzi li ho  incoraggiati  a pensare cosi, dicendo…”speriamo  che non mi prendano in ostaggio”

La maratona è stato un momento molto emozionante per me….vedere la partecipazione oltre dei nostri italiani…quella dei giovani iracheni che correvano con entusiasmo, si vedeva nel loro viso la soddisfazione di poter partecipare ad un evento che si capiva che dava a loro molta forza e la partecipazione dei loro familiari quando c’è stata la premiazione….un momento storico.

Gli iracheni che ho incontrato, con cui ho parlato  hanno espresso le loro difficoltà, si capiva dai loro discorsi  la loro richiesta di aiuto  ma ho anche visto nei loro visi la volontà  e la speranza  di poter diventare un paese  più aperto gli altri paesi.

Erbil mi ha molto impressionato per quel contrasto di nuovo e vecchio…..edifici nuovi, centri commerciali super occidentali e poi questo popolo arretrato dove le donne vanno in giro coperte dalla testa ai piedi che quando escono con i loro uomini diventano civettuole con quei loro vestiti   che le coprono tutte…..  si, ma piene di lustrini, strass, pizzi e ricami.
Questa città talmente nuova che neanche gli autisti dei taxi conoscono le strade e spesso non sanno neanche leggere le calligrafie.

Questi  alberghi  pieni solo di uomini…….. tutti uomini di affari.
Se il proprietario dell’albergo è musulmano, nel ristorante dell’albergo non viene servito l’alcool?
Questi uomini di affari che vogliono aprire società sono solo musulmani?….dico questo che per noi europei,  gli affari molto spesso si concludono meglio davanti ad un bicchiere di vino.”

MARY ANGELA: da mai dimenticare:  l’euforia della partenza della maratona di Erbil  e la partecipazione di tanti giovani; il Santuario dei Yazidi a Lalish con il piccolo raggazzino guida e la stanza delle stoffe nodate colorate; la simpatia (e disciplina!) del nostro gruppo; e soprattutto il contatto con gli artisti contemporanea di Erbil, malgrado una difficoltà enorme continuano fare arte.

Photogallery: LA MARATONA

Photogallery: IL VIAGGIO

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